domenica 23 novembre 2008

ESTUANS INTERIUS (Carmina burana di Carl Orff)


Estuans interius
ira vehementi
in amaritudine
loquor me menti:
factus de materia,
cinis elementi
similis sum folio,
de quo ludunt venti.
Cum sit enim proprium
viro sapienti
supra petram ponere
sedem fundamenti,
stultus ego comparor
fluvio labenti,
sub eodem tramite
nunquam permanenti.

Feror ego veluti
sine nauta navis,
ut per vias aeris
vaga fertur avis;
non me tenent vincula,
non me tenet clavis,
quero mihi similes
et adiungor pravis.

Mihi cordis gravitas
res videtur gravis;
iocus est amabilis
dulciorque favis;
quicquid Venus imperat,
labor est suavis,
que nunquam in cordibus
habitat ignavis.

Via lata gradior
more iuventutis
inplicor et vitiis
immemor virtutis,
voluptatis avidus
magis quam salutis,
mortuus in anima
curam gero cutis.


Sentendomi bruciare dall’ira veemente, amaramente parlo con me stesso: sono fatto di materia, di cenere e polvere, sono come una foglia con cui giocano i venti. Se è proprio dell’uomo saggio porre sulla roccia la base delle fondamenta, io mi paragono, stolto, a un fiume impetuoso che non scorre mai nello stesso alveo. Sono sballottato come una nave senza marinaio, come un uccello per le vie del cielo; nessun legame mi trattiene, nessuna chiave mi vincola; cerco gente simile a me e mi associo con gentaglia. Mi sembra pesante la durezza del cuore; il gioco è invece piacevole e più dolce di un favo di miele. Tutto ciò che Venere comanda è un lavoro soave, che non abita mai nei cuori ignavi. Cammino per una via larga, come in gioventù, mi lascio implicare dai vizi, immemore della virtù, sono avido di piacere più che di salvezza; morta è la mia anima, mi curo solo del corpo.